“Al di là del guado”: il difficile passo che comporta una scelta



Quando ci troviamo di fronte ad una scelta importante, prendere una decisione e quindi “passare il guado” non è sempre facile.
* “Quale facoltà scegliere dopo la maturità?”
* “È preferibile una casa piccola in città o una più grande più lontano dal centro?”
* Se una relazione coniugale è in crisi.. “È meglio continuare a mantenere buoni rapporti ed evitare conflitti, soprattutto in presenza di figli, o affrontare una dolorosa separazione per poter rilanciare la propria vita in funzione di un maggior benessere?”

I fattori implicati nel processo del 'decision making' sono innumerevoli e non sempre siamo consapevoli di prenderli in esame nella singolare procedura che il nostro cervello mette in atto quando ci troviamo di fronte ad un bivio e dobbiamo scegliere una via o nel momento in cui dobbiamo 'saltare' il burrone. Anche nelle piccole scelte che ci troviamo a compiere tutti i giorni il nostro cervello analizza velocemente le variabili implicate prima di permettere al corpo di muoversi nella direzione selezionata solo che la procedura è talmente veloce che la nostra coscienza non ne viene implicata. Quando camminiamo in un sentiero, la scelta del punto in cui appoggiamo il piede dipende dall'analisi dei fattori coinvolti nella sicurezza della postura: appoggeremo il piede su un sasso piccolo e tondo o su una grande pietra molto liscia? Scegliamo un sentiero più ripido ma con foglie umide di sottobosco o un percorso più piano ma lastronato con pietre faticosamente calpestabili?
Alcune persone potrebbero dire che nella loro vita hanno potuto evitare di prendere decisioni svincolando le situazioni che implicavano una presa di posizione diretta e mettere la testa sotto la sabbia aspettando momenti migliori è prendere una decisione e tale scelta influenzerà gli eventi successivi intorno a sé. J.W. Goethe, poeta e scrittore tedesco, scriveva: “Eppure le decisioni vanno prese e anche non prendere decisioni, in fondo è una decisione”.
Ci si trova a prendere decisioni in quanto si deve risolvere un problema. Anche se si sente dire in giro: “Io non ho problemi”, in realtà ci troviamo immersi nei problemi tutti i giorni. La signora di casa che si trova a dover programmare i pasti della famiglia, si pone un problema: “Cosa cucino oggi a pranzo? E stasera a cena?”. Tale problema implicherà delle scelte che la signora si troverà a compiere nel momento in cui andrà a fare la spesa o quando sceglierà a che ora apparecchiare.
E' importante prendere atto che il problema in sé non necessariamente va considerato in accezione negativa, ma come opportunità per 'metterci in gioco' come persone differenti dagli altri, ognuno con le proprie risorse ed un proprio stile, necessari per fronteggiare le sfide quotidiane. Alla fine della maturità, per esempio, il problema sarà cosa fare del proprio futuro, ora che le scelte diventano veramente personali e responsabili, con tutti i timori e le paure propri di questa fondamentale fase della vita, tra cui la paura di non trovare lavoro o non riuscire a realizzarsi rispetto ai propri obiettivi. Questa però è anche un'opportunità per valutare il proprio grado di maturità, il proprio modo di operare nella realtà conoscere meglio se stessi, i propri gusti, le proprie aspirazioni. Il problema, nella cui cornice si dovrà operare una scelta, è un rischio ma anche un'intrigante sfida.
Di fronte ad un problema, ogni persona reagisce in modo differente a seconda del proprio stile, dell'esperienza che ha fatto nel corso della propria vita, degli eventi spiacevoli che sono rimasti impressi o altresì dei rinforzi positivi che gli hanno permesso di crescere e credere maggiormente nelle proprie competenze. Chi ha maggior stima di sé, riuscirà a valutare in modo positivo le proprie capacità e nel complesso adotterà un atteggiamento costruttivo: gli errori faranno meno paura e verrà dato maggior peso alle variabili positive del processo decisionale. Chi invece ha avuto nel corso della propria crescita rimproveri o poco riconoscimento da parte degli adulti di riferimento ogni qualvolta esprimeva posizioni personali originali o differenti, si troverà ad avere un atteggiamento nel complesso negativo di fronte alle scelte, preoccupato di sbagliare o di non avere le capacità adatte a fronteggiare il problema. Ciò potrebbe implicare un blocco emotivo nella fase di decisione e di conseguenza una scelta fatta sulla base dell'impulsività (dell'analisi quindi dei fattori di carattere emotivo piuttosto che cognitivo) o un evitamento del problema, per cui si aspetta che il tempo migliori le cose o il problema sparisca magicamente. In entrambi questi casi, la persona si trova in una situazione in cui mette in atto delle scelte poco funzionali in risposta alla soluzione dei problemi scelte che condizioneranno inevitabilmente in modo poco produttivo la qualità della vita futura.

Si può imparare a prendere decisioni?
Molto spesso le persone chiedono consigli ad amici, conoscenti, esperti, figure di riferimento di cui si ha fiducia, affinché possano contribuire, tramite la loro opinione, a vedere i problemi sotto punti di vista differenti o vagliare le decisioni da prendere, tenendo conto di una gamma più vasta di considerazioni. Saper prendere decisioni è una delle doti più ricercate nei leader che ricoprono ruoli manageriali o di governo. Pensiamo alla decisione di investire gli utili di un'azienda in un nuovo prodotto da lanciare sul mercato, o al 'push the bottom' rispetto al lanciare un missile verso un'altra nazione. Certo ci sono decisioni e decisioni, potranno ribattere alcune persone. Ma chiediamo a una mamma che lavora se è un dilemma decidere tra ridurre a un part time il suo stipendio per accudire il suo bambino o scegliere di pagare una baby sitter per non perdere il posto di lavoro: non avremo dubbi sulla sua risposta. Questo ci fa riflettere su quanto la valenza emotiva rispetto ad un problema, e quindi ad una decisione da prendere, sia del tutto relativa e soggettiva. Ognuno dà importanza alle proprie scelte sulla base di quanto vi investe affettivamente. Per questo ognuno ha diritto a poter imparare ad avere gli strumenti più adatti per poter affrontare le proprie decisioni con serenità e consapevole di aver potuto vagliare, per quanto possibile, tutte le risorse disponibili. I problemi sono inevitabili, ma è possibile affrontarli vanno loro dedicati attenzione e tempo, come per tutte le cose che ci sono care, perché sono parte di noi e della nostra vita. È fondamentale riconoscere un problema quando si presenta, per non lasciarsi prendere dall'impulsività e agire su una base prettamente emotiva.
Solo in questi termini, nel momento in cui saremo 'al di là del guado', potremmo permetterci di vivere con serenità le conseguenze delle nostre scelte, senza il rimpianto di non aver fatto abbastanza e senza la magica illusione di poter fare molto meglio di quanto abbiamo fatto. Potremmo essere soddisfatti di quanto abbiamo raggiunto, consapevoli dei nostri limiti - importanti steccati che ci sorreggeranno il passo - e delle risorse che abbiamo messo in gioco, tra cui la forza di volontà e la coscienza anche del rischio - scarpe che ci condurranno anche in futuro.